Perché soffrire in amore
L’amore, che pena! Eppure non possiamo farne a meno. Ma perché soffriamo tanto e perché capita così spesso di scegliere il partner sbagliato (e di tenerselo)?
Chi ha avuto da piccolo dei genitori amorevoli che hanno risposto in maniera coerente e sollecita ai suoi bisogni è più corazzato contro le pene d’amore. Crescendo, si aspetterà di incontrare dei partner che l’amino, lo/la rispettino e che siano disponibili nel momento del bisogno. Penserà anche di poter esprimere i propri sentimenti, anche quelli scomodi, senza il timore di essere abbandonato per questo. Sarà quindi più autentico, assertivo e capace di farsi rispettare.
La situazione è più difficile per chi ha avuto dei genitori meno attenti e/o con problemi. Chi ha avuto dei genitori distaccati avrà imparato ad arrangiarsi da solo e a non aspettarsi di essere amato. Il futuro partner avrà così a che fare con una persona che farà fatica a mostrare i propri sentimenti e che risponderà con l’indifferenza di fronte al rischio di una separazione. Il partner invece che ha avuto dei genitori ansiosi, preoccupati e incoerenti tenderà ad avere un comportamento altrettanto incoerente. Pronto a fare i capricci, a pretendere attenzioni e allo stesso tempo terrorizzato di essere abbandonato. Infine, quando i genitori sono stati molto assenti per malattie, gravi lutti, problemi o sono stati maltrattanti, la persona farà molta difficoltà a fidarsi veramente del partner. Vivrà nel timore della ritorsione, del tradimento, dell’inganno, e si comporterà di conseguenza, anche quando ciò non è giustificato dalla situazione.
Ognuno di noi in qualche modo ripete col partner degli schemi di relazione che ha appreso da bambino con i propri genitori. Questi schemi ci sono così familiari che nemmeno ci rendiamo conto di possederli, salvo notare, ogni tanto, casualmente, che il partner assomiglia un po’ a un genitore (madre o padre, il genere è indifferente in questo caso). Quando da adulti scegliamo un partner, cerchiamo in questa relazione la soddisfazione dei nostri bisogni affettivi. Dopo la fase iniziale di innamoramento in cui, letteralmente, “l’amore è cieco”, iniziano i primi normali dissapori. Chi ha avuto delle solide esperienze di attaccamento sicuro non si lascerà abbattere e le affronterà per quel che sono, piccoli ostacoli da superare per rafforzare il rapporto. Chi però ha avuto esperienze di cura ambivalenti, trascuranti o caratterizzate da incoerenza risponderà in modo molto diverso. Si sentirà punto sul vivo e reagirà mettendo in atto una reazione tipica, quella che per anni gli/le ha permesso di sopravvivere nella famiglia d’origine. Una piccola separazione diventa un abbandono e si reagisce come se quest’ultimo fosse la realtà. Un’incomprensione viene interpretata come un inganno, un tradimento o una dimostrazione che quello che la coppia sta vivendo non è vero amore. Il partner, a sua volta, porta con sé i propri schemi e reagirà al comportamento più o meno appropriato (accuse di tradimento, abbandono, rimostranze, ecc.) seguendo la propria dinamica affettiva tipica.
A complicare le cose, nella nostra società uomini e donne vengono spesso ancora allevati in modo molto diverso. Gli uomini fin da piccoli vengono sollecitati a essere autonomi e indipendenti, a non mostrare apertamente ciò che provano (guai a loro se piangono, tabù ancora molto sentito!). Devono essere forti, offrire sicurezza e protezione e allo stesso tempo fare i duri. Ciò favorisce in certe condizioni lo sviluppo di comportamenti violenti, molto più frequenti nei maschi, di cui ci occuperemo in un altro articolo. Allo stesso tempo, l’uomo è abituato a contare sulla presenza di una donna che lo accolga e lo accudisca dal punto di vista affettivo: prima la madre, poi la moglie, poi la figlia. Gli uomini cercano, e trovano quasi sempre, una risposta ai propri bisogni affettivi in una donna. Ciò permette loro di essere apparentemente molto indipendenti. Quando però si ritrovano single, spesso dimostrano di reagire molto peggio e di essere meno capaci di cavarsela da soli senza una donna accanto.
Le donne vengono invece abituate fin da piccole a parlare di sentimenti propri e altrui: possono permettersi di piangere e di manifestare anche i loro lati deboli, ritenuti (a torto) tipicamente femminili. Ci si aspetta inoltre che si occupino degli altri e che da adulte mettano al primo posto il soddisfacimento dei bisogni affettivi del partner, dei figli e di altri familiari. Da un lato possono dimostrarsi deboli e sopraffatte dalle emozioni, dall’altro spesso devono rinunciare ai propri bisogni per occuparsi degli altri ed essere in realtà molto forti e dispensatrici di affetto. Molte donne crescono così con la sensazione di un vuoto affettivo che sperano di poter colmare grazie al partner. E qui nascono le maggior incomprensioni: l’uomo si mostra indipendente e dà per scontato che la donna lo accudisca affettivamente. Lei vive la sua indipendenza come indifferenza e distacco e rimane delusa perché il vuoto affettivo non viene mai colmato. Percependo il distacco, richiede più attenzioni, lui si sente asfissiato e si distacca ancora di più, deludendola. Le stesse dinamiche si possono osservare nelle relazioni omosessuali, anche se con sfumature un po’ diverse.
C’è però una buona notizia. Il partner è colui o colei che più ci fa soffrire, ma anche la persona che può aiutarci a guarire da ferite molto profonde.
Se abbiamo la fortuna di incontrare un partner che capisce le nostre dinamiche e vi risponde in maniera sana avremo la possibilità di fare una preziosa esperienza riparatoria e di uscire dal circolo vizioso.
Se amiamo sinceramente il nostro partner, ma vediamo che non riusciamo a superare le difficoltà, una terapia di coppia basata sull’attaccamento può essere di grande aiuto se entrambi i partner sono motivati a cambiare i propri comportamenti.
Se siamo da soli a lottare per il nostro amore, un terapeuta ci può aiutare a vedere cosa ci lega a questa persona, a modificare le dinamiche di relazione distorte e anche, quando è necessario, a staccarci da chi non ci vuole veramente bene.
Qualche volta rimaniamo con una persona perché pensiamo di non poter avere nulla di meglio, per la paura di rimanere soli o perché a fronte di tanti difetti e motivi di sofferenza soddisfa qualche altro nostro bisogno inespresso. In tal caso, una terapia aiuta a capire di che cosa abbiamo bisogno veramente e se il partner in questione può soddisfarlo o meno.
Gli errori ci aiutano a crescere. Rimanere in una relazione che ci fa sentire sbagliati ci impedisce di sviluppare tutte le nostre potenzialità ed è un ostacolo formidabile all’amore e alla felicità.